Otto. Autobiografia di un orsacchiotto” di Tomi Ungerer è stato il filo conduttore delle attività svolte nelle diverse materie da lunedì 22 a venerdì 26 gennaio 2024 nella classe seconda del plesso Salvo d’Acquisto per parlare di Shoah. Un orsetto di peluche “per non dimenticare”. Questa è la storia dell’orsetto Otto e di due bambini: tre compagni di gioco inseparabili che solo una stella gialla cucita sul petto e la crudeltà della guerra riuscì a dividere. Ma non per sempre, perché un giocattolo amato non si abbandona mai davvero. Per fortuna Otto ha imparato a scrivere a macchina e può raccontare la sua storia di amicizia perduta e ritrovata, perché in un’imbottitura c’è spazio per tantissimi ricordi…

Una volta decidemmo che dovevo imparare a scrivere, ma le mie zampe maldestre non andavano d’accordo con inchiostro e pennino. Il risultato fu una macchia che non andò più via.

Quella macchia, ma più tardi anche le ferite di guerra, rendono Otto unico e inconfondibile: gli donano un’identità che sopravvive a qualsiasi disavventura. Diventa l’orsacchiotto dell’esercito e poi di una bambina, ma se cambia nome non ci è dato saperlo. Otto per il lettore dell’albo illustrato è soltanto Otto, come lo era per David, ebreo e il suo migliore amico Oskar, tedesco, separati dalla violenza della guerra.

Adesso io e Oskar eravamo soli. A volte restavamo svegli per tutta la notte e parlavamo del nostro amico.

Un semplice giocattolo, scaraventato in mezzo al conflitto e alla violenza, diventa custode di umanità: racchiude in sé un legame d’amicizia che sopravvive al tempo, e durante il suo viaggio salva persino la vita a un soldato; viene accudito, rubato, esposto in vetrina e, infine, ritrovato. Un racconto toccante, che avvicina la grande Storia al mondo piccolo dei bambini.Per un bambino non è difficile credere che un giocattolo abbia vita propria: i pupazzi, ai suoi occhi, sono creature da proteggere e custodire.

 Le insegnanti Carla C., Maria Laura M., Lorella P. e Carla S. P.