Cremona: la città del violino, di Stradivari, dei baci di dama, la città storicamente alla ricerca del suono perfetto, ha aperto le porte ai misteri dell’arte della liuteria alle ragazze e ai ragazzi del percorso musicale della Secondaria di I grado “G. Boccati” di Camerino. La visita al Liceo della liuteria ha svelato un modo di fare scuola attivo ed affascinante. Abbiamo parlato con ragazze e ragazzi da tutto il mondo che, chini sui grandi banconi di legno, si dedicano ad imparare e perfezionare l’antica arte. La modernità ha poco spazio. Abbiamo imparato che dietro al suono c’è un mondo fatto di pazienza, lentezza, precisione, gesti misurati e minuzia, ma soprattutto di passione e amore. Ogni violino è un pezzo unico perché unica è la persona che ci lavora. Lo strumento, quindi, suona a seconda del suo creatore. Nulla viene lasciato al caso, un errore di qualche insignificante millimetro condiziona la riuscita e il suono dell’intero strumento. Ci siamo stupiti pensando che come noi, ogni strumento ha la sua anima: un piccolo bastoncino che viene inserito a mano attraverso le effe laterali ed è la parte più difficile da inserire.

Abbiamo appreso un linguaggio misterioso che racchiude specifici termini tecnici per le varie fasi di lavorazione; al termine anche noi ci esprimevamo con disinvoltura utilizzando il lessico dei liutai. Il violino richiede forza e dolcezza allo stesso tempo, e abbiamo lavorato anche noi, usando pialle piccolissime e sgorbie per la marezzatura. Abbiamo visto violini dal valore inestimabile accanto a violini costruiti con materiale di risulta provenienti da un carcere del Paraguay; entrambi in delle teche, quasi a sottolineare l’importanza dello strumento al di là della provenienza, perché come ha detto uno studente in maniera un po’ colorita “a me la musica crea un fuoco dentro che non si spegne neanche con l’estintore”. Il secondo giorno abbiamo cambiato strumento, uno strumento a corde in possesso di ognuno di noi: la voce. Ci siamo immersi nelle terre verdiane assaporando le musiche del Maestro nelle sue opere immortali. Abbiamo visto sontuosi costumi di scena appartenuti al soprano Renata Tebaldi, seconda solo a Maria Callas, e il prof. Ercoli, in un inaspettato fuori programma, ha suonato il pianoforte appartenuto a Lucio Dalla, donato pochi mesi fa al museo del soprano. Abbiamo conosciuto la vita di Giuseppe Verdi anche attraverso le donne della sua vita, in particolare attraverso un soprano che impersonava Giuseppina Strepponi, donna indipendente e volitiva, compagna del Maestro. Ci siamo appassionati talmente da voler vedere dal vivo una vera opera lirica in un vero teatro… lo Sferisterio magari. A chi chiedeva: “Ma voi cosa siete? Prima media? Seconda media?” La risposta è sempre stata: “Macché medie….noi siamo musicisti!”