L’A.N.P.I. di Camerino ha organizzato il 27 gennaio, nell’auditorium Benedetto XIII, una manifestazione rivolta agli studenti della città per celebrare il “Giorno della memoria”.

Dopo i saluti iniziali delle autorità invitate sul palco, il presidente dell’ANPI camerte Mario Mosciatti e il suo omologo provinciale Francesco Rocchetti hanno ricordato il significato profondo di questa giornata, una ricorrenza internazionale celebrata per commemorare le vittime dell’Olocausto e scelta come data simbolica perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

La mattinata è stata poi quasi interamente occupata dagli interventi degli studenti delle scuole secondarie cittadine, in attesa dell’ospite d’onore. Ha partecipato infatti nella seconda parte della giornata Walter Veltroni, che dopo un significativo e toccante racconto di storia personale e familiare, ha presentato agli studenti il suo libro “La più bella del mondo. La Costituzione raccontata a ragazze e ragazzi”, che è stato poi donato ai diciottenni al termine della manifestazione insieme ad una copia della Costituzione Italiana.

Alla celebrazione hanno partecipato anche le classi terze delle secondarie “Boccati” e “Federici” del nostro Istituto ed in particolare alcuni studenti iscritti all’indirizzo musicale che si sono particolarmente distinti in una bella esibizione, ben preparati allo scopo dalle insegnanti di strumento Valentina Del Carpio ed Elena Antongirolami.

Quattro alunni hanno raccontato il significato dell’intervento, che qui riportiamo.

Henri Akoka, Jean Le Boulaire, Etienne Pasquier e Olivier Messiaen erano quattro musicisti. La loro musica però non allietava i grandi pubblici delle sale da concerto e dei teatri, ma nazisti nel campo di concentramento di Görlitz. Era l’estate del 1940, quando si incontrarono da prigionieri. Karl-Albert Brüll, ufficiale responsabile del campo appassionato di musica venne a sapere che i quattro erano musicisti. Fornì a Messiaen – l’unico compositore del gruppo – carta da musica, gomma e matita. Lo mise in isolamento, sorvegliato da una guardia, perché potesse comporre: nacque così il “Quartetto per la Fine dei Tempi” per violino, clarinetto, violoncello e pianoforte. Ogni sera, terminata la giornata di lavori forzati, gli strumentisti provavano nei bagni del campo per quattro ore, affamati e al freddo. Il 15 gennaio 1941, in una baracca, con strumenti malconci forniti dai nazisti, i quattro musicisti eseguirono l’opera di fronte a una platea di cinquecento persone tra guardie e prigionieri.

A questo punto del racconto, Leonardo ha suonato un estratto dell’opera per violoncello solo.

Henri, Jean, Etienne e Olivier non erano un’eccezione: non era raro trovare musicisti internati nei campi nazisti. Altrettanto spesso capitava che i tedeschi chiedessero loro di suonare: si costituivano così gruppi di musica da camera, ensemble jazz, cori, bande, e addirittura orchestre di prigionieri pronte a suonare per le SS nei campi – Terezin, Buchenwald, Dachau, Auschwitz. I musicisti suonavano, obbligati ad eseguire canzoni naziste e marce militari. Suonavano anche musica classica, canzoni popolari, musiche da film, estratti d’opera, o musiche da ballo. Serviva ad allietare i soldati, ma anche ad accompagnare gli arrivi dei nuovi internati e le condanne a morte dei propri compagni.

Qui sono intervenuti 4 violoncellisti che, insieme alla loro insegnante Elena, hanno intonato il Pizzicato Polka di Johann Strauss.

“Suonare e cantare una musica è la cosa migliore ad Auschwitz in quanto procura oblio e divora il tempo, ma è anche la peggiore perché ha un pubblico di assassini.” diceva Fania Fenelon, pianista francese deportata. La musica, però, non poteva essere confinata agli interessi dei carcerieri: fare musica è, da sempre e per tutti, un mezzo potente che unisce le persone e risolleva gli animi. I musicisti internati si trovavano quindi a suonare non solo per i nazisti, ma anche in privato per loro stessi e per i loro compagni di prigionia. Inni, canzoni e melodie popolari risuonavano nelle baracche.

Di seguito l’ensemble dell’indirizzo musicale eseguiva il brano tradizionale klezmer Hava Nagila, per flauti e violoncelli.

Vi salutiamo con la nostra musica e con una citazione di Anita Lasker, violoncellista dell’orchestra femminile di Auschwitz, con la speranza che quelle note che allora erano destinate alla morte e alla salvezza, oggi diventino strumento di memoria.

“Anche con la testa rasata e con un numero tatuato sul braccio, non avevo totalmente perso la mia identità. Pur non avendo più un nome, ero ancora identificabile. Ero “la violoncellista”. Non mi ero dissolta in quella massa grigia di persone uniformi e senza nome.”

L’intervento degli alunni del Boccati terminava con lo splendido tema della colonna sonora del film di Roberto Benigni “La Vita è Bella”, scritto da Nicola Piovani.