Come consuetudine pre-Covid, le terze sono potute tornare a far visita al suggestivo borgo di Recanati, noto per aver dato i natali al poeta Giacomo Leopardi.

Durante la mattinata i ragazzi hanno visitato il Museo dell’emigrazione marchigiana, inaugurato nel 2013 nelle ex cantine di Villa Colloredo Mels, dedicato a tutti i marchigiani, circa 700mila, che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento hanno preso la coraggiosa decisione di abbandonare la loro terra d’origine per dirigersi verso un luogo sconosciuto alla ricerca di fortuna. Tema questo di grande attualità.

Il percorso multimediale e interattivo è stato molto apprezzato dai ragazzi i quali sono stati catturati in particolare dalle parole di alcuni migranti virtuali che hanno raccontato le loro esperienze affacciati dai finestrini di un treno d’epoca, tra cui un antenato del calciatore Messi. Gli alunni sono risultati molto interessati anche alla consultazione di un database in cui vengono raccolti tutti i dati degli emigranti, non solo marchigiani: è possibile ricercare la scheda di viaggio di amici e parenti che hanno lasciato il nostro Paese in quel periodo storico inserendone il nome e il cognome.

Per finire, divisi in gruppi, gli studenti del Boccati e del Federici sono diventati giornalisti per un’ora, dovendo cimentarsi nella scrittura di un articolo per il fantomatico Corriere dell’emigrante raccontando una storia di loro invenzione sulla base delle informazioni e suggestioni raccolte durante la visita al museo.

Nel pomeriggio l’ingresso a Palazzo Leopardi che è l’antica residenza della famiglia di Giacomo, un luogo ancora vivo, tuttora abitato dai discendenti. Al suo interno e nel circondario è possibile ritrovare l’anima del poeta, entrare nelle sue liriche e rivivere ilmondo in cui ha trascorso la giovinezza: la biblioteca, oggi museo permanente, voluta dal padre Monaldo filiis, amiciis, civibus (per i figli, gli amici e i concittadini che mai la utilizzarono) dove Giacomo ha compiuto i suoi studi; la casa di fronte al palazzo in cui visse Teresa Fattorini, la Silvia del celebre canto omonimo; la piazzetta del Sabato del villaggio; la passeggiata sul Monte Tabor fino al punto da cui il poeta amava guardare l’orizzonte per perdersi e naufragare nel mare dell’infinito.

 

   

Una giornata sicuramente ricca di piacevoli emozioni e spunti di riflessione, tasselli che si aggiungono alla formazione culturale e soprattutto umana dei nostri ragazzi.